Archivio per luglio 2012

Tenda 47

Dopo un lungo periodo di indecisione, dal 21 al 28 luglio ho deciso di lavorare come volontario di Protezione Civile al campo di accoglienza terremotati di Crevalcore (BO). Potrei raccontare del mio lavoro, dell’escursione termica della mia tenda n. 47, delle mie emozioni, della fatica e dell’allegria nel condividere l’esperienza con altri compagni, la terribile mancanza della mia famiglia, della gratitudine ma anche dell’ingratitudine e dell’indifferenza.
Ma voglio dedicare il mio e il vostro tempo a tre brevissime storie, in rappresentanza di tutte le altre.

Leonida (*), il capocampo, volontario di Protezione Civile, è estremamente competente e professionale. Leonida ha gestito una cinquantina di tende, un paio di centinaia di persone tra “ospiti”, volontari e forze dell’ordine, mezzi e risorse. Fermo e risoluto quando era il caso, conciliante in altre situazioni, negoziava i cambiamenti con i leader della comunità.  Leonida ha gestito alla perfezione le tensioni tra e con gli italiani e con i musulmani di varie etnie, ad esempio con l’arrivo del ramadan. Con queste incredibili capacità, Leonida nella vita non dirige o possiede alcun ufficio o azienda, ma ripara fotocopiatrici. Nel periodo di impiego al campo era disoccupato. Fortunatamente ricomincerà presto un nuovo lavoro.

Ahmed, in Italia da 22 anni, è un muratore e realizza impianti elettrici e parla meglio il bolognese dell’italiano. Ahmed ha fondato un’associazione di cultura islamica e, per sua fortuna, la sua casa è perfettamente agibile. Alla seconda scossa è corso a scuola con la certezza che sua figlia fosse rimasta sotto le macerie, ma Allah lo ha aiutato. Alla sera, Ahmed arrivava con la sua Tipo scassata e allietava la fine del ramadan, a cena, con il suo tè alla menta, che non mi faceva dormire la notte, non certo per la teina (arrivavo in tenda la sera stanco morto) ma per lo spaventoso effetto diuretico che mi faceva correre in bagno (200 mt. andata e ritorno dalla mia tenda) 2-3 volte.
Proprio per il ramadan, spostata di un’ora il termine del servizio mensa, Ahmed ha fatto in modo che ogni sera qualcuno dei suoi, dopo la chiusura, si fermasse per aiutarci a pulire e riordinare. Nessun “ospite” italiano lo ha mai fatto.

Euphemia, moldava ma dal nome greco, è in Italia dal 2000. Sposata in patria con un marito che, poco dopo, in un incidente perse entrambe le gambe, ha fatto contemporaneamente la badante e la donna delle pulizie per inviare denaro in Moldavia, al marito invalido. Un giorno, per caso, scoprì che lui con quei soldi ci manteneva una “nuova” famiglia. Adesso suo figlio, rimasto con lei in Italia, ha 21 anni e convive con una bella ragazza. Attualmente Euphemia fa l’OSS, ma studia anche ragioneria. Il prossimo uomo lo vuole già con un lavoro, non ha più voglia di mantenere nessuno. Tra i suoi consigli “non tradire moglie; per un pezzettino di fica, una volta, non rovinare tua famiglia”. Per un paio di giorni, Euphemia ha lavorato gratis con noi,  come noi, per aiutare  italiani e musulmani di varie etnie, ma nessun moldavo. Nel 2015, forse, riuscirà ad essere italiana anche lei.

Ho poi sentito di altre storie, appena dopo le scosse, di persone con famiglia, lavoro, problemi, vita insomma, che non si sono fatti una doccia per una settimana, con barbe ormai lunghissime, che non hanno quasi dormito perchè dovevano montare tende e portare corrente, acqua e fogne, il più velocemente possibile. 

Senza questa gente la Protezione Civile di fatto non esisterebbe, la Natura vincerebbe, i terremoti e i disastri riporterebbero i territori al medioevo.

Di questa gente non sentirete mai parlare, ma io sono profondamente onorato di averli conosciuti. Anche se è piuttosto probabile che non li rivedrò mai più. Grazie!

(*) I nomi in questo post sono di fantasia


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